Si complica ancora il pasticcio delle quote latte

17/02/2020

Con il Decreto dirigenziale del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 22 gennaio 2020 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale serie generale n. 28 del 4 febbraio scorso recante “Disciplina dei termini e delle modalità  di trasmissione, in via telematica, all'agente della riscossione, dei residui di gestione dei ruoli per debiti relativi al prelievo supplementare latte, emessi da AGEA o dalle regioni fino alla data del 31 marzo 2019” si dispone che l’Agenzia delle Entrate sostituisca Agea nelle procedure di recupero dei prelievi supplementari non riscossi. Il decreto prevede inoltre che “l'Agea e l'agente  della  riscossione  provvedono allo scambio dei  flussi  informativi  necessari  al  perfezionamento della compensazione ivi prevista e  alle  conseguenti  operazioni  di regolazione contabili”. Questa operazione verrà effettuata  utilizzando il Registro nazionale dei debiti, istituito presso l'Agea dall'art. 8-ter del decreto legge 5/2009, convertito con modificazioni nella legge 33/2009. Nel registro sono iscritti tutti gli importi accertati come dovuti dai produttori agricoli.
Il provvedimento è arrivato un po’ a sorpresa. Il 18 ottobre 2019, infatti, il Consiglio di Stato aveva emesso una sentenza che annullava il prelievo supplementare imputato ai produttori di latte bovino che avevano superato la loro quota nelle campagne di commercializzazione 1996-97 e 1997- 98 e non avevano beneficiato della compensazione di fine periodo. La decisione era stata adottata dopo che la Corte di Giustizia europea, il 27 giugno scorso, aveva promulgato una sentenza con la quale si dichiarava incompatibile con il diritto comunitario il sistema utilizzato dall’Italia per attribuire gratuitamente a fine campagna le quote inutilizzate da parte degli allevatori che avevano consegnato un volume di latte inferiore alla soglia individuale disponibile.
Nonostante queste sentenze ora il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha deciso di “forzare” sui pagamenti delle multe non ancora riscosse.
In pratica: l’Unione europea ha sentenziato che le basi per i conti non erano corrette (e dunque i conteggi erano sbagliati), ma la maggior parte degli allevatori si era subito attenuta alle regole; altri successivamente hanno dovuto acquistare delle quote o pagare multe probabilmente non completamente dovute. Adesso a coloro che non hanno mai pagato le multe arriveranno nuove cartelle, con conteggi però potenzialmente sbagliati.
Il quadro perciò si complica ulteriormente ed è facile prevedere l’attivazione di nuovi contenziosi che alimenteranno una situazione già caotica.