Su quali basi si decide chi fa e chi no il tampone del coronavirus

12/03/2020

Da quando è scoppiata l’emergenza sanitaria legata alla diffusione del coronavirus abbiamo a lungo sentito parlare dei test per identificare chi ha contratto la malattia e chi no. Ma chi si deve obbligatoriamente sottoporre al famigerato tampone? È la domanda a cui proviamo di dare una risposta in base anche alla circolare del Ministero della Salute di fine febbraio 2020 e riportata da Ansa.

Prima di tutto bisogna sottolineare come, al contrario di quanto avveniva all’inizio dell’emergenza sanitaria, che il tampone sarà fatto prevalentemente su chi manifesta sintomi evidenti riconducibili al coronavirus. In questo senso verranno limitati i controlli ai casi asintomatici. Per sintomi del Covid-19 si intende la presenza di febbre superiore ai 37,5 gradi, tosse e difficoltà respiratorie non per forza tutti insieme.

Per poter richiedere il test un’altra condizione è quella di avere avuto nei 14 giorni precedenti un contatto ravvicinato con chi è risultato positivo al tampone; di essere transitato nei comuni della zona rossa o provenire dalla Cina; di aver soggiornato in una delle regioni del Nord con maggior numero di casi. Se però non si presentano sintomi riconducibili al Covid-19 anche in questo caso il test non scatterà automaticamente ma in base alla valutazione clinica da parte del medico curante.

Tra gli altri punti che portano o meno a decidere se fare il tampone del coronavirus ci sono quelli legati al contatto stretto con un malato. Per contatto stretto il Ministero della Salute intende:

  • una persona che vive nella stessa casa di un caso di COVID-19; una persona che ha avuto un contatto fisico diretto con un caso di COVID-19 (per esempio la stretta di mano);
  • una persona che ha avuto un contatto diretto non protetto con le secrezioni di un caso di COVID-19 (ad esempio toccare a mani nude fazzoletti di carta usati);
  • una persona che ha avuto un contatto diretto (faccia a faccia con un caso di COVID-19, a distanza minore di 2 metri e di durata maggiore a 15 minuti;
  • una persona che si è trovata in un ambiente chiuso (ad esempio aula, sala riunioni, sala d’attesa dell’ospedale) con un caso di COVID-19 per almeno 15 minuti, a distanza minore di 2 metri;
  • un operatore sanitario o altra persona che fornisce assistenza diretta a un caso di COVID19 oppure personale di laboratorio addetto alla manipolazione di campioni di un caso di COVID-19 senza l’impiego dei DPI raccomandati (dispositivi di protezione individuale) o mediante l’utilizzo di DPI non idonei;
  • una persona che abbia viaggiato seduta in aereo nei due posti adiacenti, in qualsiasi direzione, di un caso di COVID-19, i compagni di viaggio o le persone addette all’assistenza e i membri dell’equipaggio addetti alla sezione dell’aereo dove il caso indice era seduto (qualora il caso indice abbia una sintomatologia grave o abbia effettuato spostamenti all’interno dell’aereo, determinando una maggiore esposizione dei passeggeri, considerare come contatti stretti tutti i passeggeri seduti nella stessa sezione dell’aereo o in tutto l’aereo). Il collegamento epidemiologico può essere avvenuto entro un periodo di 14 giorni prima dell’insorgenza della malattia nel caso in esame.

Fonte: Radiogold