Commissioni Paritetiche necessarie alla viticoltura piemontese

01/09/2015

Anche quest’anno il mese di agosto, che per molti è sinonimo di ferie, per tanti di noi ha significato partecipare alle Commissioni Paritetiche, dove industria e agricoltori si confrontano per definire prezzi e rese in vista della vendemmia. Tre sono le denominazioni presenti nella nostra provincia interessate da queste trattative: Moscato, Brachetto e Gavi. La situazione era relativamente chiara per il Moscato, forte di un accordo biennale stipulato l’anno scorso che già stabiliva resa e prezzo. Più complicate le altre due, anche se per motivi diversi. Infatti, se per il Gavi stiamo parlando di un comparto che gode di ottima salute, lo stesso non si può dire per il Brachetto, che stenta ad uscire da una crisi preoccupante. Non entro ora nel merito delle singole trattative, che vengono trattate in altri articoli del nostro giornale, ma mi interessa qui parlare dell’utilità di questo strumento, tutto piemontese, la cui importanza non sempre è capita fino in fondo da noi viticoltori. Poter affrontare la vendemmia conoscendo già le condizioni di prezzo e con la garanzia del ritiro totale della produzione è a mio avviso molto importante e penso siano d’accordo con me gli agricoltori che devono vendere uve, come per esempio le Barbere, che non possono ricorrere a questo tipo di contrattazione. Troppe volte siamo l’anello debole della catena e ci troviamo in prossimità del raccolto di un prodotto deperibile come l’uva, senza la minima possibilità contrattuale e alla mercè dei commercianti. Molto meglio, dunque, poter affrontare serenamente la vendemmia forti di un accordo con l’industria di trasformazione. Non è un caso che le tre denominazioni sopra citate, anche se molto diverse tra loro, sono tra quelle che garantiscono una maggiore redditività fra le uve della nostra provincia. Bisogna quindi cercare sempre un accordo con i nostri partner industriali, non solo quando le cose vanno male, ma soprattutto quando ci confrontiamo con comparti floridi. E’ in questi momenti che si programma il futuro con più serenità, cercando di capire come e dove migliorare e cercando di dare una stabilità possibilmente pluriennale al reddito delle aziende agricole. Per arrivare a questo sono necessarie una sana dose di pazienza e di realismo e principalmente una condivisione di intenti di tutti i rappresentanti del mondo agricolo che, per troppo tempo con le loro divisioni, non sempre hanno fatto gli interessi della categoria.

Luca Brondelli