Innovare per costruire il futuro

04/01/2016

L’agricoltura 3.0, ossia quella “smart” e innovativa, attenta all’ambiente e intelligente è un obiettivo prioritario per Confagricoltura.
Per essere sempre più competitivi, produrre di più, ma a minore impatto ambientale, per un filo diretto con i consumatori in Italia e all’estero (anche attraverso l’ecommerce) è fondamentale l’innovazione. Ma che tipo di innovazione? Culturale, tecnologica, digitale. E ancora le reti associative e di interconnessioni. Solo grazie a questo tipo di innovazione si è potuto avviare il processo di cambiamento che stiamo vivendo, che andrebbe accelerato considerevolmente e vissuto in profondità.
Il presidente nazionale di Confagricoltura Mario Guidi, all’Assemblea di metà dicembre a Roma, alla quale ho partecipato insieme al presidente regionale Gian Paolo Coscia, al vice presidente provinciale Maurizio Stringa e al direttore provinciale Valter Parodi, ha ricordato come l’innovazione tecnologica sia sotto gli occhi di tutti. Come abbiamo visto al nostro convegno sugli OGM, Guidi ha sottolineato che deve esserci un rapporto sempre più stringente tra ricerca e agricoltura. Va inoltre perseguita una strada italiana alla genetica con tecniche nuove che mantengono praticamente intatta l’identità genetica della pianta e che sono quindi perfette per un’agricoltura basata sulla tipicità.
Confagricoltura ha inoltre posto l’accento sul digital divide. Nord e Sud del nostro Paese, metropoli e campagna, sono divisi da un fatto culturale. Neppure il 18% dei lavoratori ha ricevuto nozioni di base di informatica durante il proprio percorso di studi, mentre la media europea è del 30%. Per superare il digital divide in Italia (soprattutto nelle campagne) occorre investire in infrastrutture, ma anche in informatizzazione. Il Sistema Paese è indietro rispetto alla media europea per la velocità delle connessioni. Tra l’altro gli unici dati sull’informatizzazione delle aziende agricole sono quelli del censimento agricolo di cinque anni fa, i quali avevano rilevato che sono poco più di 60 mila le aziende agricole che utilizzano abitualmente il computer e circa 20 mila quelle che usano la rete internet. I giovani sono i veri protagonisti di questa rivoluzione culturale che spesso trova resistenze “generazionali” proprio all’interno dell’azienda: occorrono dinamiche differenti dal passato per frenare l’emorragia di aziende giovani dal mercato (-27% in cinque anni) e sostenere progetti innovativi specifici e concreti che permettano di abbattere i costi delle innovazioni.
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Luca Brondelli