Il futuro della PAC dopo il 2020

13/03/2017

Lunedì scorso, 6 marzo a Bruxelles, al Consiglio dei Ministri dell'agricoltura, è iniziata la discussione sulla prossima riforma della politica agricola comunitaria, in vista della revisione di medio termine della programmazione 2014-2020. L'argomento, pur trascurato dalla stampa generalista, è di fondamentale importanza per il futuro delle imprese agricole.

https://dl.dropboxusercontent.com/u/55109090/riforma_Pac_Agrisole_170310.pdf

Siamo tutti consapevoli del fatto che gli aiuti comunitari giungono alle imprese sempre più in ritardo e con sempre maggiore difficoltà, ma sappiamo che al tempo stesso rappresentano una voce importante nei bilanci aziendali. Il sostegno alle imprese agricole, avviato dalla Comunità economica europea con l'istituzione del Fondo Europeo di Orientamento e Garanzia - Feoag nel 1962, si è evoluto col tempo, giungendo nel 2005, in conseguenza di Agenda 2000, a una riforma che ancora oggi produce i suoi effetti. Con il regolamento CE 1290/2005 sono stati infatti istituiti il Fondo Europeo Agricolo di Garanzia – Feoga e il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale - Feasr. Attraverso questi fondi transitano gli aiuti alle imprese agricole, che costituiscono una voce importante del bilancio comunitario. Infatti, la spesa per la politica agricola comune rappresenta circa il 38,2% degli stanziamenti d'impegno globali dell'Unione Europea e fino al 2013 questa voce costituiva il 42,3% del bilancio comunitario.

Per il periodo 2014/2020 l'Europa per sostenere la Pac spenderà 408,313 miliardi di euro. Queste spese sono destinate per il 4,3% alle misure di mercato, per il 71,3% ai pagamenti diretti (cosiddetto “Primo pilastro”) e per il 24,4% allo sviluppo rurale. Secondo i dati della ragioneria generale dello Stato nel periodo 2014-2020 per questi aiuti alle imprese agricole e al sostegno delle misure di mercato verranno destinati nel complesso 52 milioni di euro, dei quali 41,5 di fondi comunitari, con una media annua di stanziamenti di 7,4 miliardi di euro.

Lunedì 6 marzo a Bruxelles a rappresentare il nostro Paese, al posto del ministro Maurizio Martina, c'era il sottosegretario Giuseppe Castiglione. Indipendentemente dalla presenza del titolare del dicastero o di un suo delegato, ciò che è importante è la difesa degli interessi del mondo agricolo nella trattativa. Le discussioni sul bilancio sono estremamente delicate e la prossima uscita del Regno Unito dall'Unione Europea renderà ancora più difficile il quadro finanziario. Occorre poi considerare che numerose organizzazioni, che hanno pochi interessi diretto nell'agricoltura, ma che rappresentano movimenti di opinione molto diffusi, chiedono una radicale riforma della Pac per un'agricoltura più sostenibile. Queste organizzazioni vogliono una difesa più marcata della biodiversità, una maggiore attenzione agli aspetti ecologici e una maggior attenzione al benessere animale.

https://www.ciwf.it/area-stampa/comunicati-stampa/2017/03/serve-una-radicale-riforma-della-pac-per-unagricoltura-piu-sostenibile

In una dichiarazione intitolata "Good Food, Good Farming - Now", le organizzazioni non governative (Ong) affermano che la Pac oggi "non fa che consolidare lo status quo dell'agroindustria". Nella nota diffusa da Slow Food, tra le organizzazioni capofila dell'iniziativa, si sottolinea che "c'è bisogno di una politica agricola che tuteli l'interesse dei produttori di piccola scala". Per il presidente di Slow Food Carlo Petrini occorre in particolare che la Pac "si faccia carico della salvaguardia della biodiversità".

http://www.eeb.org/index.cfm/library/civil-society-statement-on-the-reform-of-european-agricultural-policies-good-food-good-farming-now/

Sono impostazioni, in linea di principio, condivisibili, ma che devono fare i conti con una realtà diversificata e con una costante richiesta di una sempre maggior quantità e qualità di cibo, indispensabile per alimentare la popolazione del pianeta in continua espansione.

In questo quadro è indispensabile che la politica non si faccia condizionare da visioni olistiche dell'agricoltura e che, saldamente con i piedi per terra, tenga presente gli interessi delle imprese nel rispetto della sostenibilità, per garantire il futuro del settore primario nel nostro Paese e in Europa.

Fonte: Taccuino Verde sabato 11 marzo 2017