In breve del 3 Luglio 2013

03/07/2013

Mercato del grano, in calo i frumenti d’importazione
L’ultimo dato Usda sulle superfici negli Usa (28,9 milioni di ettari seminati) e le buone condizioni climatiche spingono ovunque le quotazioni al ribasso. Oramai – rileva L’Informatore Agrario nella sua newsletter cereali - si è consolidata l’idea che si andrà incontro ad un raccolto mondiale che si preannuncia abbondante praticamente ovunque. Gli effetti di questo ottimismo sulla disponibilità di frumento tenero nella campagna 2013-14 non hanno tardato a farsi sentire sui mercati. Sul Cbot il future di luglio ha chiuso venerdì 28 giugno a 648,8 cent/bushel, con una perdita del 7,3% rispetto al venerdì precedente. I prezzi per pronta consegna del grano del vecchio raccolto restano più alti, ma tendenzialmente in calo anch’essi. A Parigi, dove la settimana precedente si era registrata una buona tenuta del future di novembre 2013 (chiusura venerdì: 193,75 euro/t), la perdita è stata più contenuta (-3,4%), ma il trend sembra oramai quello di ulteriori ribassi. La tendenza degli operatori è quella di vendere i titoli prima che calino ulteriormente, e questo fa sì che aumenti anche lo spread tra i prezzi offerti e quelli richiesti, con un notevole incremento della volatilità. Il prezzo del grano francese “fisico” è di 194 euro/t (reso porto di Rouen).

In Italia le Borse merci non quotano ancora il frumento nazionale, ma a Milano si registrano consistenti cali per i frumenti d’importazione (da -3 a -10 euro/t). Intanto si è iniziato (tempo permettendo) a raccogliere, e le prime informazioni non sono proprio incoraggianti: le rese sono basse o medio-basse, la qualità molto eterogenea. Le partite non idonee alla macinazione trovano uno sfogo presso i mangimifici, ma a prezzi deludenti (215-220 euro/t arrivo stabilimento Nord). Le richieste per consegne agosto-ottobre da parte industriale per il frumento panificabile sono più meno agli stessi livelli.

Mercato del mais, in Italia i prezzi scendono
Gli ultimi dati dell’Usda indicano per gli Stati Uniti da una parte scorte più basse del previsto (a oggi 70 milioni di tonnellate, 10 milioni di tonnellate in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno) e superfici seminate superiori alle intenzioni di semina espresse in primavera (+900.000 ettari circa).

L’effetto congiunto di queste contraddizioni  ha fatto crescere nel corso della settimana a Chicago il future di luglio dai 653,2 cent/bushel di lunedì ai 679,2 di venerdì, con lo spread tra prezzi offerti e prezzi richiesti più elevato che mai e gli operatori che si affannano a comprare titoli in vista di possibili rialzi prima del nuovo raccolto. Non altrettanto ottimista il Matif, dove il mais con scadenza agosto è finito venerdì esattamente come era partito lunedì scorso: a 224,25 euro/t, che resta comunque un prezzo molto alto.

In Italia, dopo qualche settimana di tensione, i prezzi scendono nonostante la vivacità dei mercati internazionali. Il mais nazionale ha chiuso a Milano a 239,50 euro/t (-1,50 euro/t), a Bologna a 234 euro/t (-4 euro/t). Invariato il mais per uso energetico (210 euro/t).

I prezzi sul mercato nazionale sono calati nonostante le tensioni sui mercati internazionali. A Milano ieri 2 luglio il mais nazionale è stato quotato 234-235 euro a tonnellata, in calo di 5 euro rispetto alla settimana precedente.