In breve del 15 Luglio 2014

15/07/2014

Il mercato dei cereali e dei semi oleosi
In attesa di conoscere l’effettiva qualità dei frumenti nazionali, le quotazioni rimangono per lo più stabili. A Milano il frumento panificabile è fermo a 195,50 euro/t; la borsa merci ha ripreso a quotare i frumenti di forza (230 euro/t) e panificabili superiori (220 euro/t). Prezzi invariati a Bologna (fino a 195 euro/t). Le quotazioni basse del nuovo raccolto hanno fatto calare le farine di 5 euro alla tonnellata, mentre aumentano leggermente i sottoprodotti (+2 euro/t).

Sui mercati esteri i prezzi sono in calo. Il future di novembre del Matif ha chiuso venerdì a 180,50 euro/t: rispetto a un mese fa, la perdita è di oltre 12 euro alla tonnellata. Ancora più pronunciata la tendenza a Chicago, dove il future di settembre ha chiuso a 526 cent/bushel. Gli ultimi dati Usda riportano degli stock finali superiori alle previsioni precedenti, spingendo così gli operatori a liberarsi rapidamente dei titoli acquistati. Vi sono però due fatti contingenti che potrebbero frenare la tendenza ribassista: gli allagamenti nel Canada centrale, che quasi sicuramente avranno un riflesso negativo su quantità e qualità del prossimo raccolto, e le piogge in Ucraina che probabilmente causeranno un declassamento di buona parte del loro raccolto di frumento ad uso zootecnico.

Il mercato fisico francese inizia a fare i conti con il nuovo raccolto: a Rouen il frumento tenero si assesta attorno ai 179 euro fob alla tonnellata (-3 euro/t).

Il fatto che il raccolto nazionale sarà sicuramente molto più anticipato rispetto al 2013 non aiuta i prezzi del mais: a Milano le quotazioni sono invariate (189,50 euro/t), a Bologna si registra un calo di 2 euro/t (195 euro/t). Aumenta di 2 euro alla tonnellata invece il mais di origine comunitaria: evidentemente i timori su possibili problemi sanitari del mais ucraino favoriscono le origini più «sicure».

In forte calo i mercati a termine per il prodotto del vecchio raccolto: a Chicago il future di settembre è sceso sotto quota 400, chiudendo venerdì a 378,2 cent/bushel. A Parigi il mercato è stato molto volatile ma comunque in ribasso; l’ultima quotazione per il future di agosto è di 169 euro/t. Anche le scadenze per il raccolto 2014 sono in forte calo.

A Bordeaux il mais francese per pronta consegna quotava venerdì 166 euro/t, tendenza nettamente ribassista.

L’orzo nazionale rimane per il momento invariato: 177,50 euro/t a Milano e 182 euro/t a Bologna.

Anche in Francia il mercato rimane stabile: l’ultima quotazione per l’orzo francese reso a Rouen è di 155 euro/t.

Il vecchio raccolto nazionale di semi di soia è agli sgoccioli e così la Borsa Merci di Milano ha deciso di non quotare. A Bologna c’è stato un ribasso di 7 euro/t (407,50 euro/t il prodotto nazionale).

A Chicago non si ferma l’onda lunga ribassista: il future di settembre (il primo del nuovo raccolto) ha chiuso venerdì a 1.099,2 cent/bushel. Le scadenze successive sono ancora più basse. L’Usda ha confermato la stima delle rese unitarie per il 2014, ma ha rivisto al rialzo le superfici negli USA.

Deboli anche i semi di colza: a Parigi il future di agosto (l’ultimo del raccolto 2013) ha chiuso a 331,25 euro/t, quello di novembre a 332,50 euro/t. Insomma, per i semi oleosi non si preannuncia una campagna particolarmente brillante.

La calda estate del Fisco
Entro questo mese dovrebbero andare in porto due provvedimenti importanti, nell'ambito del più generale riordino della sistema fiscale.

Si tratta dei decreti legislativi sulle semplificazioni degli adempimenti e sulla riforma del catasto dei fabbricati. Temi, che visti più da vicino, riguardano tutte le tipologie dei contribuenti, basti considerare che si mette mano agli obblighi dichiarativi, con la rivoluzionaria (sembra ...) dichiarazione dei redditi precompilata.

I decreti sono attualmente all'esame delle competenti commissioni parlamentari che dovrebbero esprimere i loro pareri prima del loro varo definitivo che si attende, per l'appunto, per fine luglio.

Nell'ambito delle semplificazioni, diverse norme procedurali come la razionalizzazione delle comunicazioni delle dichiarazioni d'intento per gli esportatori abituali ai fini IVA, la semplificazione delle opzioni per i regimi di trasparenza per i soci di Srl, la revisione dei regimi minimi imprenditoriali, ecc. sono da salutare positivamente se non altro perché si inizia a ragionare sull'inutilità di alcuni eccessi burocratici. Ma ciò che il Governo, o almeno il suo Premier, pongono come simbolo del "rinnovamento" è l'introduzione nel nostro ordinamento della dichiarazione precompilata, cioè con l'indicazione dei dati che il sistema fiscale già conosce in quanto comunicati annualmente dai vari enti, società ed assicurazioni, che sono tenuti a inviare al Fisco l'elenco dei soggetti e delle operazioni con cui intrattengono rapporti. Insomma un "Grande Fratello" informatico che vorrebbe sfruttare al massimo le sue potenzialità. Il problema, però, non è la mole dei dati che il sistema fiscale conosce quanto la complessità delle regole per arrivare alla determinazione del quantum di imposte dovute, che può comportare fatica e difficoltà.

Altro aspetto critico consiste nel fatto che il fisco, inoltre, ad oggi, non è ancora in grado di conoscere le spese per la maggior parte degli oneri detraibili che, attualmente, ammontano a più di un centinaio e l'elenco aumenta sempre più.

Il tentativo "sperimentale" parte dal 2015 con il Mod. 730, e vedremo se risponderà agli obiettivi di semplificazione perseguiti.

L'altro capitolo della riforma è rappresentato dall'introduzione di nuovi criteri per il calcolo dei valori imponibili dei fabbricati (sia abitativi che strumentali), compresi i fabbricati rurali. Qui il discorso si fa molto delicato se si pensa che in questi ultimi due anni le maggiori entrate il Fisco le ha ottenute proprio dall'inasprimento dalla tassazione sugli immobili con IMU, TASI e TARI.

Diverse le criticità anche su questo fronte, soprattutto per la mole di dati da raccogliere, per cui si prevedono alcuni anni di lavoro prima che le nuove regole entrino in funzione.

La legge delega si dà un obiettivo programmatico affermando che il nuovo sistema non dovrà aggravare l'attuale livello di imposizione, ma, viste le recenti esperienze, non sarà facile. Bisogna sempre ricordare che le tasse difficilmente si riducono se le spese pubbliche e il debito pubblico continuano ad aumentare.


Più Ogm, meno chimica
“Ogm significa anche meno chimica”. Lo si sottolinea in un “manifesto” firmato dai presidenti di varie strutture regionali di Confagricoltura, del Nord ma anche del Sud, in vista della stagione del trattamento antipiralide del mais – sui 900 mila ettari investiti a tale coltivazione - per contrastare la diffusione del lepidottero.

La cronaca di questi giorni porta notizie di sequestri di prodotti alimentari in cui si sono registrati livelli di tossine superiori al minimo consentivo per legge. “Confagricoltura – si legge in una nota dell’Organizzazione - denuncia da anni il problema, invitando tutti gli attori della filiera del mais a mettere in atto ogni misura necessaria a ridurre la presenza di tali sostanze”.

Per leggere il documento ci si può collegare al link che segue

http://www.confagricoltura.it/ita/territorio_/regioni/firmato-da-7-federazioni-il-manifesto-piu-ogm-meno-chimica.php