“Già a livello nazionale – ha continuato il presidente dei giovani di Confagricoltura - avevamo da tempo invocato chiarezza la questione “milk e meat sounding”. Da oggi le denominazioni ingannevoli non potranno più essere legittimamente impiegate per designare un prodotto puramente vegetale perché la denominazione «latte», come del resto sarebbe giusto, è riferibile unicamente a quella di origine animale, a meno che il prodotto non figuri nell’elenco delle eccezioni, circostanza che non ricorre ad esempio nel caso né della soia né del tofu”.
Confagricoltura si è sempre battuta per eliminare denominazioni ingannevoli e per norme di etichettatura semplici e chiare. “Non è giusto - ha concluso Raffaele Maiorano - utilizzare nomi conosciuti per indicare prodotti che latte o carne non ne contengono e logica vorrebbe che lo stesso principio fosse applicabile anche a tutti i prodotti la cui denominazione è riferibile alla loro origine animale, eliminando definizioni improprie come salame vegano, spezzatino di soia, bistecca di tofu, hamburger di soia o Bresaola vegana”.