Digitale e agricoltura. Un binomio sempre più solido, come raccontato tempo fa proprio su Italian Factory, anche se c’è ancora molta strada da fare. Soprattutto se si pensa che nel nostro Paese solo l’1% della superficie agricola è digitalizzata nonostante l’agroalimentare rappresenti circa l’11% del Pil nazionale, secondo l’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISEdell'Università degli Studi di Brescia.
Insomma, ci sono potenzialità inespresse. Eppure qualcosa si sta muovendo: all’ultima edizione del CES, la più importante fiera internazionale dell’hi-tech tenutasi a Las Vegas dal 9 al 12 gennaio, le nostre startup hanno presentato alcune soluzioni interessanti, a dimostrazione che è possibile innovare anche in un settore tradizionale come quello dell’agricoltura.
Un settore in grande fermento
Secondo la fotografia scattata dall’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano e del Laboratorio RISE dell'Università degli Studi di Brescia, in tutto il mondo sono ben 481 le startup specializzate nell’agrifood e il 12% di queste sono italiane. In particolare, tra le realtà più promettenti in questo campo ci sono la fiorentina Agricolus (ecosistema cloud per supportare gli agricoltori nell’analisi dei dati), la friulana Bentur (con Spirugrow, robot da cucina in grado di produrre a casa l’alga spirulina, indicato come il cibo del futuro, ricca di proteine, acidi essenziali, vitamine A, D, K e B, carboidrati, sali minerali, che oggi si trova il laghi salati con acque alcaliniche) e Provenance (tracciabilità dei prodotti a rischio), solo per fare alcuni nomi.
La tradizione incontra il nuovo
Se le startup sono notoriamente più inclini e aperte alle innovazioni tecnologiche, non mancano però i casi di aziende virtuose. Ad esempio l’