Giansanti, che è anche presidente del GFF, ha ricordato che la Commissione europea ha presentato, il 2 maggio scorso, le proposte sul quadro finanziario dell’Unione per il periodo 2021-2027. A prezzi costanti, è stata indicata una riduzione degli aiuti diretti di circa 15 punti percentuali. Per i programmi di sviluppo rurale, sempre a prezzi costanti, il taglio proposto supera il 20 per cento.
“Quelle di Bruxelles sono proposte per noi inadeguate – ha ribadito il presidente Giansanti - Non è questo il modo di rilanciare e rafforzare la costruzione europea. Per questo chiediamo di far salire la dimensione del bilancio della UE sul livello indicato dal Parlamento europeo”.
“L’agricoltura europea – ha continuato Giansanti – ha bisogno di una politica che sappia indirizzare, che sappia far crescere la competitività delle imprese, sappia far fronte alle nuove sfide, come quelle dei cambiamenti climatici; di una politica agricola più flessibile e semplificata, più vicina agli interessi degli agricoltori”.
Una Pac che, come ha detto il presidente di Farm Europe Yves Madre, “deve restare agricola, essere veramente europea a livello economico e ambientale, affrontando in maniera seria i temi dell’innovazione e della ricerca, anche genetica”.
Giansanti si è soffermato, quindi, sulle incertezze politiche nella UE e sulle difficoltà a far avanzare un ambizioso programma di riforme: dalla gestione delle frontiere esterne al rafforzamento dell’Eurozona. “E’ necessario - ha detto - poter decidere il futuro delle imprese agricole all’interno di un quadro di riferimento più stabile e affidabile rispetto a quello presente”.
Tanto più che a livello internazionale sono in atto tensioni commerciali impensabili fino a poco tempo addietro. E non solo tra Stati Uniti e Cina.
“I dazi - ha osservato Giansanti - aprono la strada ad altri dazi e a misure di ritorsione. Il ritorno al protezionismo sarebbe la risposta sbagliata. Per l’Unione Europea e per l’agricoltura italiana. Una prolungata guerra commerciale, come evidenziato dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Centrale Europea, ridurrebbe il potenziale di crescita dell’economia su scala mondiale. In secondo luogo inciderebbe sul normale e ordinato andamento dei rapporti di cambio tra le principali valute, con il risultato di alterare artificialmente la competitività delle merci. Infine, potrebbe modificare i consolidati mercati di sbocco”.
“Il nostro auspicio - ha concluso il presidente di Confagricoltura - è che le tensioni commerciali si esauriscano in tempi brevi. E che torni a prevalere il dialogo multilaterale centrato su un’Organizzazione mondiale del commercio certamente da riformare, come sostiene anche la Commissione Europea”.