Confagricoltura Alessandria
21-12-2018
Biologico: la posizione di AISSA (Associazione delle Società Scientifiche Agrarie)
Il consiglio di presidenza di AISSA (l’Associazione delle Società Scientifiche Agrarie)
Biologico: la posizione di AISSA (Associazione delle Società Scientifiche Agrarie)

Biologico: la posizione di AISSA (Associazione delle Società Scientifiche Agrarie)

Le “produzioni agricole di tipo biologico” sono di grande attualità, da alcuni anni oggetto di dibattito anche su testate nazionali. Non altrettanto si può invece dire per il momento delle innovazioni possibili per garantire la “sostenibilità in agricoltura” nelle sue forme più o meno intensive in cui viene declinata in vaste aree del  pianeta e nel nostro paese. La comunità scientifica nazionale che si occupa di agricoltura, attraverso l’Associazione Italiana delle Società Scientifiche Agrarie (AISSA), ritiene che per favorire la conoscenza di un’agricoltura di qualità, per la tutela del territorio, il rispetto dell’ambiente e per un consumo consapevole sia necessario fare chiarezza su questi temi, per contribuire ad una corretta divulgazione scientifica e per far progredire le conoscenze, affinché l'intera società civile ne tragga giovamento, recuperando un po’ di quella consapevolezza del valore della terra e del settore primario andata perduta negli ultimi decenni.

Il nostro dovere civico di agire  per una corretta divulgazione scientifica e per il  trasferimento tecnologico impone anche una precisazione relativa alla distinzione tra tecniche agronomiche basate su risultati sperimentali o su deduzioni di principi scientifici, che fanno parte del patrimonio dei produttori biologici e le pratiche esoteriche che caratterizzano il metodo produttivo “biodinamico”. Queste ultime, sebbene suggestive, non hanno trovato ad oggi fondamento scientifico. La recente approvazione del nuovo regolamento Reg. (UE) No 2018/848 in materia di agricoltura biologica che entrerà in vigore  decorrere dal 1° gennaio 2021, rende peraltro urgente una discussione seria e scientificamente fondata in vista del dibattito, ormai entrato nel vivo a livello nazionale, della riforma post 2020 della Politica Agricola Comune, che deve affrontare sfide importanti (dalla sicurezza e sovranità alimentare ai servizi ecosistemici) e correggere le distorsioni più problematiche. La crescita delle produzioni biologiche ha effetti positivi, per il loro valore nel bilancio nazionale e il loro consumo, in genere di qualità, critico e consapevole, a fronte di una certa stagnazione o calo nei consumi delle altre derrate agricole. Il biologico è una realtà, non solo in Italia. Per accompagnarne la crescita in modo positivo sarebbe tuttavia necessario introdurre anche qui forme di innovazione, utili peraltro anche in altre tipologie di produzioni agricole.

Occorre infatti ridurre i fattori che limitano le rese produttive ed il reddito delle aziende agricole ed occorre farlo secondo pratiche sostenibili. Le limitazioni nei mezzi di produzione (fitofarmaci, fertilizzanti, etc.)  impiegabili nel “biologico” rendono più rischioso il successo economico della produzione stessa, se comparata ad altri sistemi. Si possono infatti riconoscere alcune criticità da superare: per molte colture ed in diversi ambienti, produrre “biologico” significa ottenere rese (produzioni per unità di superficie) più basse rispetto alle potenzialità della coltura, con costi  per unità di prodotto spesso più elevati. In questo scenario, si intravedono due effetti: se il prodotto biologico non venisse venduto a prezzi più elevati, ciò potrebbe incidere negativamente sul reddito dell’azienda; a livello di Paese, inoltre, per produrre la stessa quantità di alimenti sarebbe necessario più suolo (il vero fattore limitante del futuro assieme all'acqua e ai cambiamenti climatici su tutto il pianeta). Se la produzione nazionale agraria diminuisse, a parità di abitudini alimentari, si dovrebbe importare ancora di più. A parte le conseguenze sulla bilancia
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