Il ministro Centinaio a Matera per la terza edizione dell'Action Tank del coordinamento di Agrinsieme
Il gap infrastrutturale al Sud, sempre più carente di un’adeguata e capillare rete di viabilità a supporto delle tante PMI attive, ha raggiunto livelli che ostacolano la crescita dell’agroalimentare, rallentando anche l’export. A fare il punto da Matera, con il supporto di uno studio elaborato ad hoc da Nomisma, è la terza edizione di “Grow!” l’Action Tank di Agrinsieme, il coordinamento che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, dal titolo “Infrastrutture: le vie dell’agricoltura nel Mezzogiorno”.
Presente all'iniziativa anche il presidente di Confagricoltura Alessandria e membro di Giunta nazionale Luca Brondelli di Brondello.
Nelle regioni del Meridione - emerge dallo studio - ogni impresa può contare in media su meno di 20 km di infrastrutture, circa la metà di quelli a disposizione delle imprese del Nord-Ovest, con la Puglia fanalino di coda con appena 7,9 km per azienda. A fronte di una media nazionale di 23 km di autostrade ogni 1000 kmq, nel Sud si scende a 20 km/1000 kmq, con la Basilicata ferma a 3 km/1000 kmq e il Molise bloccato a 8 km/1000 kmq. Anche la dotazione di linee ferroviarie risulta inferiore nel Mezzogiorno, con 36 km/1000 kmq nelle Isole, mentre a livello nazionale la media è di 55 km/1000 kmq. Sul territorio, la presenza di infrastrutture fisiche (autostrade, strade e linee ferroviarie) è fortemente diversificata: l’indice costruito da Nomisma mediante la normalizzazione della presenza di reti viarie sul territorio regionale fa emergere come a fronte di un indicatore medio nazionale pari a 153, nelle Isole si scenda a 130 e in Sardegna addirittura a 59. Quanto al digitale, inoltre, sebbene il Sud risulti di poco indietro alle macro-aree italiane (accede ad internet il 78% delle famiglie del Meridione, rispetto all’84% del Nord), più critica è la diffusione delle innovazioni tecnologiche nelle imprese. Sono state introdotte solo da poco più di un’azienda su 4, il 26%, mentre nel Nord si arriva al 40%.
È l’agroalimentare a risentire più di altri settori di un simile gap di reti fisiche e digitali. L’incidenza dell’agrifood sul totale delle merci movimentate su strada va oltre un quarto dei volumi movimentati in Molise e Sicilia, sotto il 10% in Calabria, cui si appaia solo la Valle d’Aosta. Le montagne condizionano, inevitabilmente, il trasporto su strada; la limitata capacità regionale di esportare spiega, invece, il traffico marittimo per lo più di trasbordo. Nel decennio 2008-2018 l’export del Nord è cresciuto del 62%, mentre quello del Sud, geograficamente concentrato nei mercati di prossimità e che raggiunge solo in minima parte i mercati più distanti, solo del 46%, con un peso sul Pil pari al 2%, mentre al Nord si attesta al 3,1%.
“Lo studio Nomisma - commenta Agrinsieme - mette in luce, qualora ve ne fosse ancora bisogno, le difficoltà con le quali quotidianamente sono costrette a scontrarsi le imprese del Sud Italia. Non possiamo più trascurare quanto le condizioni della rete infrastrutturale materiale e immateriale, dai trasporti al sistema idrico, condizionino, a partire dalle potenzialità dei territori, il ruolo dell’agricoltura e dell’agroalimentare italiano anche nel contesto comunitario. Ancor più nel Mezzogiorno e quindi sul Mediterraneo, dove l&