Gli esiti del VII Censimento generale dell'agricoltura dell’Istat fotografano un processo di rafforzamento imprenditoriale del settore.
Gli esiti del VII Censimento generale dell'agricoltura dell’Istat fotografano un processo di rafforzamento imprenditoriale del settore.
I dati fanno emergere con chiarezza il profilo dell’azienda agricola del futuro: imprese di dimensioni maggiori rispetto al passato, che mettono al centro della propria strategia le innovazioni e il digitale. Imprese impegnate nella diversificazione delle proprie attività, a partire dalla produzione di energia rinnovabile. Tutti elementi caratterizzanti più volte auspicati da Confagricoltura.
Il processo in atto è testimoniato dalla riduzione del numero di aziende dal 2010 al 2020 (- 29,9%) a fronte di un aumento delle dimensioni, con il traguardo storico di 11 ettari in media per impresa a livello nazionale e 18 ettari nel nord-ovest. Inoltre, aldilà della posizione in ambito europeo in termini di estensione media delle aziende, un altro fattore qualificante è rappresentato dal fatto che l’agricoltura italiana è al primo posto per creazione di valore aggiunto.
Strutture aziendali più organizzate portano anche a un incremento dell’offerta di lavoro. Infatti, l’Istat descrive un settore in cui il lavoro familiare resta prevalente, ma che vede una crescita interessante di quello salariale.
Dall’indagine emerge con chiarezza un modello di impresa che coincide, sostanzialmente, con quello ipotizzato da Confagricoltura. Bisogna tuttavia allungare il passo perché, ad esempio, risulta ancora limitata la presenza di giovani agricoltori che, insieme all’imprenditoria femminile, sono le forze in grado di dare una maggiore spinta verso la modernizzazione.
In sintesi, l’ultimo Censimento descrive un mondo agricolo vitale e orientato allo sviluppo sostenibile, che può ancora crescere per conquistare nuovi spazi sui mercati interni e a livello internazionale.