Lo scorso 28 giugno l’Istat ha diffuso i primi risultati del settimo Censimento generale dell’agricoltura. L’indagine restituisce una fotografia puntuale
Lo scorso 28 giugno l’Istat ha diffuso i primi risultati del settimo Censimento generale dell’agricoltura. L’indagine restituisce una fotografia puntuale del settore agricolo e zootecnico e offre una lettura approfondita che abbraccia una pluralità di temi dalle caratteristiche del conduttore all’utilizzo dei terreni e consistenza degli allevamenti, dai metodi di gestione aziendale alla multifunzionalità, fino alla manodopera impiegata. Il primo dato che balza all’occhio è sicuramente quello della diminuzione delle aziende agricole. Si calcola che, nell’arco temporale di 38 anni, 1982- 2020, sono scomparse quasi due aziende agricole su tre. Nel settore primario si registra ancora una limitata presenza di giovani agricoltori che, insieme all’imprenditoria femminile, sarebbero in grado di dare una maggiore spinta verso la modernizzazione.
Nonostante le criticità, l’indagine Istat descrive un mondo agricolo vitale e capace di imporsi al primo posto per creazione di valore aggiunto. Oggi, le aziende agricole sono assai diverse rispetto al passato. Hanno dimensioni maggiori, con il traguardo storico di 11 ettari in media per impresa, sono sempre più impegnate nella diversificazione delle proprie attività (a partire dalla produzione di energia rinnovabile) e mettono al centro della propria strategia le innovazioni e il digitale. Strutture aziendali più organizzate portano anche un innalzamento dell’offerta di lavoro. L’Istat descrive un settore in cui il lavoro familiare resta prevalente, ma che vede una crescita interessante di quello salariale.
“I dati emersi dall’ultimo censimento dell’agricoltura italiana ci incoraggiano e ci stimolano a proseguire quanto stiamo facendo in termini di formazione per gli agricoltori associati e i dipendenti delle loro aziende e per le nostre strutture territoriali - commenta il presidente di Enapra Luca Brondelli di Brondello -. Il fabbisogno formativo delle aziende agricole è direttamente proporzionale alla loro crescita dimensionale, agli investimenti in innovazione e digitalizzazione, alla propensione alla diversificazione e all’aumento di manodopera. È un assunto di cui siamo perfettamente consapevoli. Tant’è che, come ente di formazione di Confagricoltura, Enapra ha fortemente orientato la sua offerta formativa verso tutti i fabbisogni emergenti delle aziende, con un occhio di riguardo per lo sviluppo e il rafforzamento delle competenze digitali degli operatori del settore. Un ambito di attività – aggiunge Brondelli - la cui efficacia è rafforzata dal contestuale impegno dell’Ente per la formazione continua delle risorse umane del sistema confederale preposte ai servizi di consulenza e assistenza alle imprese in materia di innovazione digitale nella filiera”.
La partnership con l’OSAF - l’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano e dell’Università di Brescia, che va avanti da cinque anni e l’avvio di un corso per Innovation Broker, che è già giunto alla sua seconda edizione con circa cinquanta dipendenti coinvolti, sono l’esempio più concreto di quanto Enapra sta facendo per consentire alle imprese agricole di cogliere tutte le opportunità di sviluppo e competitività che possono derivare dai processi di innovazione e digitalizzazione che stanno interessando il settore.
Di Antonella Torzillo
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