Il pomodoro da industria ha chiuso il 2022 in modo tutto sommato soddisfacente, ma gli agricoltori nutrono alcune preoccupazioni per l’immediato
Il pomodoro da industria ha chiuso il 2022 in modo tutto sommato soddisfacente, ma gli agricoltori nutrono alcune preoccupazioni per l’immediato futuro a causa della crescita dei costi produttivi, che quest’anno si stima siano stati mediamente pari a 3.500 euro in più all’ettaro, andando abbondantemente oltre i 7.500 euro all’ettaro inizialmente previsti, e superando in alcuni casi addirittura gli 11.000 euro all’ettaro.
Le rese diventano quindi un fattore chiave per la sostenibilità economica della coltura, tanto più che occorrerà tenere conto anche con gli ammortamenti e le rate dei numerosi investimenti fatti dalle aziende negli ultimi tempi, che potrebbero appesantire ulteriormente i bilanci aziendali. Molti produttori quindi, in assenza di accordi chiari e condizioni adeguate, potrebbero scegliere la strada meno rischiosa dei cereali, tanto da mettere potenzialmente a rischio la tenuta stessa del comparto, che nell’ultimo anno ha dato comunque soddisfazioni agli agricoltori.
La campagna 2022 nel Nord Italia infatti si è chiusa con 2.890.000 tonnellate di materia prima trasformata, raccolta dai 37.024 ettari coltivati (produzione media di 77,9 t/ha, superiore alla media degli ultimi cinque anni, pari a 73,1 t/ha).
In Piemonte, nella provincia di Alessandria, quest’anno sono stati coltivati 2.828 ettari di pomodoro da industria, per una produzione complessiva stimata di 1.184.000 quintali. Nel 2021 gli ettari erano 2.628, per una produzione di 1.311.303 quintali.