“Sebbene non vi siano pericoli per i consumatori – ha commentato Gian Paolo Coscia, presidente di Confagricoltura Piemonte – è necessario chiarire al più presto le cause della contaminazione, per evitare di alimentare inutili allarmismi. Dopo lo scandalo della carne di cavallo, che ha avuto un immediato riflesso sui consumi, non è proprio il caso di creare adesso quello della carne di cinghiale”.
Ad avviso di Confagricoltura Piemonte, il caso dei cinghiali radioattivi ripropone anche la questione della gestione della fauna selvatica e della necessaria limitazione alla sua proliferazione.
“Per l’affermarsi di ingiustificate politiche protezionistiche – ha aggiunto Coscia – le nostre campagne sono invase da troppi animali selvatici. Occorre invece ristabilire un necessario equilibrio mediante interventi selettivi volti a contenere la proliferazione dei selvatici ed a limitare la loro presenza alle sole specie autoctone”.
Da Confagricoltura Piemonte, 8 Marzo 2013