L’Europa deve uscire da un dubbio che oggi è al centro del dibattito politico ed economico: intende essere tra coloro che stanno definendo i nuovi meccanismi
“L’Europa deve uscire da un dubbio che oggi è al centro del dibattito politico ed economico: intende essere tra coloro che stanno definendo i nuovi meccanismi e determinando gli equilibri di un nuovo assetto internazionale oppure – per riprendere un’immagine utilizzata nel discorso di Marsiglia dal Presidente della Repubblica Mattarella – essere ‘vassalli felici’?”. Con queste parole il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, interviene oggi dalle pagine de Il Sole 24 Ore, tracciando un’analisi severa ma costruttiva sul ruolo dell’Europa e sulle prospettive del settore agroalimentare nel contesto geopolitico globale.
“Dopo la guerra, statisti lungimiranti hanno definito i valori fondamentali che hanno portato alla nascita dell’UE. Oggi, però, l’immagine è quella di un ‘condominio’ di 27 condòmini che discutono, litigano, relegando l’Unione ai margini delle dinamiche internazionali” rimarca Giansanti, sottolineando il rischio di marginalizzazione del Vecchio Continente nello scenario mondiale dominato da USA e Cina.
Il presidente di Confagricoltura rilancia l’appello di Mario Draghi e altri esponenti per un’Europa più forte e pragmatica: “Occorre ripartire da un sano pragmatismo e, con il coraggio necessario, dare un nuovo impulso affinché l’Unione possa dare certezze e garanzie a cittadini e imprese e parlare con una sola voce che interpreti al meglio l’interesse comune”.
I corpi intermedi “sono davvero uno strumento straordinario – come hanno evidenziato anche il Commissario europeo Raffaele Fitto e l’ex premier Enrico Letta in un’iniziativa di Confagricoltura al Meeting di Rimini – capaci di contribuire allo slancio europeo e di contrastare l’affievolimento del sentimento europeista”.
Sul fronte nazionale il presidente di Confagricoltura sottolinea l’impegno a supporto del governo italiano: “Abbiamo dato spunti ed elementi per delineare strategie necessarie alle imprese per essere maggiormente competitive, non subire le dinamiche internazionali, bensì esserne protagoniste”. Ma servono risposte concrete: “Per continuare a costruire un modello agricolo performante, sostenibile e caratterizzato da lavoro sempre più qualificato, occorrono ulteriori investimenti e un approccio europeo diverso. Ci mancano ancora infrastrutture adeguate, un accesso più semplice alla manodopera extra Ue, solidità e stabilità nelle relazioni commerciali”.
Quanto al recente accordo tra Stati Uniti e Unione Europea: “Confido – aggiunge Giansanti - ancora in un intervento del governo a difesa dell’agroalimentare italiano, che è la prima voce del PIL e che non può essere vittima di un accordo così penalizzante. È arrivato il momento di dire basta. Nell’accordo tra Usa e Ue c’è scritto chiaramente che l’Europa si impegnerà ad aumentare le importazioni dei prodotti agricoli dagli Usa. È bene sottolineare con forza che non possiamo proprio permettercelo: da una parte paghiamo i dazi e dall’altra dobbiamo anche aumentare le importazioni, non sempre in linea con i nostri standard di sicurezza e di qualità”.
“L’Unione Europea è consapevole che le politiche agroalimentari sono una formidabile leva di politica estera e uno strumento di cooperazione e pace fra i popoli? – Giansanti conclude provocatoriamente -. Anche se difficile, dobbiamo continuare a credere in una nuova fase dell’integrazione europea. Non possiamo limitarci ad essere un mercato unico e ad avere una sola moneta: serve coraggio per dare al nostro Vecchio Continente un nuovo slancio da protagonista nel mondo”.
“Gli agricoltori, le imprese agricole italiane ed europee – ribadisce Giansanti – con il loro dinamismo e le capacità di crescita, possono essere decisivi. Bisogna metterli nelle condizioni di giocare questo ruolo”.