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gennaio 2012

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onfagricoltura Alessandria, da anni impe-gnata nella tutela e salvaguardia degli in-teressi del mondo agricolo, traccia un primo bilancio sulle misure del Decreto Salva - Italia che riguardano il settore primario. “Siamo fermamente convinti che serva rigore per risanare la situazione dei conti pubblici e per far ripartire l’economia – afferma il presi-dente di Confagricoltura Gian Paolo Coscia – e il mondo agricolo, responsabilmente, non vuole tirarsi indietro. La manovra però, così come approvata, rischia di rendere la situazione economica delle imprese agricole, già di per sé difficile per cause congiunturali, veramente drammatica”.

La prima valutazione della manovra Monti non può prescindere dall’analisi delle conseguenze che gli aumenti di imposte a carico degli agricol-tori produrranno.

In particolare, l’incremento della base imponi-bile ai fini Imu, insieme con le nuove tasse sui fabbricati rurali, comporta incrementi di tassa-zione dal 100% sino a valori assurdi del 400%. Per spiegare meglio come sarà pesante il nuovo prelievo fiscale, le cui modalità avrebbero do-vuto entrare in vigore dal 2014 ma sono state anticipate in “via sperimentale” già all’anno prossimo, Gian Paolo Coscia fornisce qualche dato chiarificatore. «L’Imu va a sostituire l’Ici e va applicata su tutti gli immobili: terreni agricoli e fabbricati rurali ad uso abitativo e strumen-tale. La base di calcolo per tale imposta è quella della rendita prevista al 1° gennaio 2012, riva-lutata del 5% e moltiplicata per 160 per i fabbri-cati rurali ad uso abitativo, mentre per i fabbri-cati rurali ad uso strumentale l’indice è 60». Insomma, la novità meno accettabile per il mondo agricolo è che con l’Imu, anche un fab-bricato rurale che ha una funzione strumentale, serve cioè per la produzione ed il cui reddito ri-sulta già compreso nelle potenzialità del terreno stesso sul quale insiste, dovrà pagare analoga-mente ad un immobile ad uso abitativo. «L’imposta municipale unica, inoltre – spiega Coscia – non riguarda solo i fabbricati rurali, ma anche i terreni agricoli, che vengono rivalu-tati con un coefficiente moltiplicatore incre-mentato da 75 a 110, con un aggravio netto di tassazione di quasi il 50% e con, ciliegina sulla torta, l’ulteriore cancellazione delle agevola-zioni per gli imprenditori professionali».

Altra nota critica riguarda l’obbligo di accatasta-mento di tutti i fabbricati rurali entro il 30 no-vembre 2012; Confagricoltura, in merito, torna a richiedere la proroga per tale obbligo, in quanto il margine troppo esiguo per la presenta-zione delle domande di variazione delle cate-gorie catastali dei fabbricati non permetterà una precisa azione ricognitiva del patrimonio rurale presente sul territorio.

«Una congrua proroga – precisa Coscia – risulta indispensabile proprio perché la gran parte degli agricoltori non sarebbe in grado di assol-vere, data la ristrettezza dei termini, all’obbligo di legge. Ci auguriamo che il tavolo tecnico sugli estimi catastali previsto dal ministero delle Fi-nanze possa produrre utili indicazioni di cui il governo tenga conto».

Nel complesso, secondo un’elaborazione del Centro Studi di Confagricoltura, la manovra avrà complessivamente ricadute pesanti sul mondo agricolo; infatti, il decreto Monti bru-cerà il 10% del valore aggiunto prodotto in agri-coltura e potrebbe mettere a rischio di chiusura

oltre mezzo milione di aziende sotto i 20 ettari di superficie, creando una vera e propria emer-genza sociale oltre che economica. Sono a ri-schio anche le imprese più grandi, più struttu-rate e più robuste, in quanto gli ulteriori sacrifici richiesti si sommano ad una realtà di crisi che coinvolge l’agricoltura da anni, causata fra l’altro da una globalizzazione mai governata e da una instabilità politica e decisionale per il settore che ha visto alternarsi tre Ministri nel giro di dodici mesi.

Per questo Confagricoltura aveva chiesto che fosse varata una manovra che non puntasse solo a drenare liquidità dalle campagne, ma desse prospettive di sviluppo, favorisse l’espor-tazione, rilanciasse i consumi, offrisse prospet-tive occupazionali. Invece tutto ciò non è avve-nuto, in quanto quello varato da Palazzo Chigi non può essere considerato un provvedimento improntato all’equità: ad esempio, gli incentivi per l’IRAP non riguardano i redditi agrari e quelli per l’aiuto alla crescita economica delle imprese non si applicano alla stragrande mag-gioranza delle aziende che operano in agricol-tura.

“La politica - ha aggiunto il presidente di Confa-gricoltura - usa l’agricoltura, con la sua produ-zione al cento per cento di alta qualità e il made in Italy alimentare, per rafforzare l’immagine del Paese, poi però la perseguita con un regime fi-scale oppressivo, che il settore non è assoluta-mente in grado di reggere. Forse dobbiamo ri-cordare meglio al Governo e soprattutto all’opi-nione pubblica che l’agroalimentare, nel suo in-sieme di agricoltura e industria di trasforma-zione, è il primo settore produttivo d’Italia ed è questa constatazione a rendere davvero impres-sionante il deficit di attenzione nei suoi ri-guardi”.

Per concludere è fuor di dubbio che il mondo imprenditoriale agricolo vuole dare il proprio contributo per risanare la situazione economica italiana, ma vuole e deve anche essere protago-nista della ripartenza della crescita nazionale. Per questo non può essere escluso dalla seconda fase dell’azione di Governo riguardante proprio le misure di sviluppo e sostegno all’economia. Il legislatore, auspica il Presidente Coscia, si con-fronti con le organizzazioni agricole. In noi tro-verà interlocutori consapevoli e disponibili a costruire una proposta sostenibile.

La manovra Monti “presenta”

un conto salato alle aziende agricole

Per Confagricoltura pesante il carico dell’IMU su fabbricati rurali e terreni agricoli

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