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L

e operazioni di raccolta del riso sono giunte quasi al termine, ma l’annata è for-temente in ritardo a causa del-l’andamento climatico. La super-ficie italiana coltivata si attesta sui 219mila ettari, leggermente in crescita rispetto allo scorso anno (+3mila), ma il comparto è in difficoltà sia per la forte con-correnza dai Paesi meno avan-zati (PMA), sia per i ridotti con-sumi interni. “L’andamento gene-rale dei mercati ci fa dire che è im-pensabile raggiungere le superfici coltivate fino a qualche anno fa, che hanno sfiorato i 250mila ettari” af-

ferma il presidente dell’Ente Risi

Paolo Carrà .

L’importazione da alcuni PMA è favorita dalla mancanza dei dazi a livello europeo: il documento presentato dal governo italiano ai fini dell’applicazione della co-s iddet ta “clausola di salva-guardia”, per cercare di limitare le importazioni senza barriere dai Paesi asiatici e non affossare il comparto italiano, è stato più volte oggetto di revisione e si è ancora in attesa di un pronun-ciamento da parte della Com-mi ss ione europea. Nel f rat -tempo le importazioni di riso la-vorato, solo dalla Cambogia, sono ar r ivate a s f iorare le 290mila tonnellate.

La nostra produzione, coltivata da 4mila aziende risicole, è qua-litativamente superiore, ma i prezzi sono in caduta libera a causa proprio delle forti impor-tazioni: per i risi Indica (Lunghi B) le quotazioni sono di 25 euro al quintale; lo scorso anno si ag-

giravano sui 32 euro. I Tondi sono valutati tra i 28 e i 30 euro, lo scorso anno 33 euro/q. I risi Lunghi A (parboiled e da risotti) a fatica raggiungono i 35 euro. Gli unici a mantenere quota-zioni alte sono le cosiddette va-rietà storiche (Carnaroli, Baldo, S. Andrea, Roma, Vialone nano) che superano ampiamente i 50 euro al quintale. Si tratta però di varietà che rappresentano sol-tanto il 10% dell’intera produ-zione risicola italiana.

Alessandro Quaglia , presidente della Sezione Riso di Confagri-col tura Piemonte, aggiunge:

“Dobbiamo valorizzare la nostra produzione ed essere trasparenti con il consumatore, ma il percorso è lungo: noi esportiamo circa il 70% dei raccolti, ma la richiesta esterna non si focalizza sulle nostre varietà storiche, bensì sulle qualità che hanno nei paesi PMA i principali concorrenti. Infine, bisogna lavo-rare sodo anche per rilanciare i con-sumi interni, fermi da anni”.

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novembre 2014

Confagricoltura

Piemonte

FEASR

Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale: l’Europa investe nelle zone rurali

Attività di informazione anno 2013-2014 che è stata oggetto di richiesta di finanziamento sulla Misura 111.1 sottoazione B

Informazione nel settore agricolo del Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 della Regione Piemonte

La concimazione: analisi del suolo

C

ome è noto, una del le norme cardine delle prece-denti misure agroambien-tali – a cominciare dal Reg. 2078, passando quindi alla Misura F e alla Misura 214 – per quanto ri-guarda la fertilizzazione delle col-ture, è l’analisi del suolo. Infatti, per la definizione degli ap-porti di fosforo (P) e potassio (K), occorre verificare il loro contenuto nel terreno attraverso le analisi. Un terreno ricco di fosforo e/o di potassio non può essere conci-mato con concimi contenenti l’ele-mento o gli elementi di cui il ter-reno sia ricco.

La mancanza delle analisi è una mancanza grave, che può compor-tare riduzioni di premio che pos-sono anche raggiungere livelli estre-mamente gravi. Quindi, le aziende che intendono aderire per la prima volta alle nuove misure agro-clima-tico-ambientali devono provvedere a prelevare il loro terreno e a conse-gnarlo ai nostri tecnici, affinchè lo possano far analizzare.

Le aziende che invece proseguono gli impegni anche nella prossima programmazione devono verifi-care la validità delle loro analisi, ri-cordando che le norme regionali prevedono che l’analisi abbia una validità di 5 anni.

I nostri tecnici sono a disposizione per ogni ulteriore chiarimento.

M.V.

N

el numero di settembre 2014, nell’articolo “PSR prossimo venturo”, era stato messo in luce il problema legato all’avvicendamento delle colture dovuto alla mancanza di una norma regionale che chiarisse come le aziende dovessero comportarsi.

Finalmente al convegno del 10 ottobre è stato pos-sibile chiarire quanto la Regione Piemonte aveva appena formalizzato in tema di avvicendamento per le aziende intenzionate a continuare anche nel futuro gli impegni agro-climatico-ambientali. La decisione regionale è che nella fase di transi-zione tra le misure agroambientali che si sono con-cluse nel 2014 e quelle che prenderanno il via con il prossimo PSR che inizierà nel 2015 le aziende dovranno evitare un terzo ristoppio, ovvero, non si

potrà coltivare per il terzo anno consecutivo la stessa coltura già coltivata sullo stesso terreno nelle ultime due campagne 2012/2013 e 2013/ 2014. Pertanto non saranno ammissibili rotazioni tipo: – 2012/2013 mais; 2013/2014 mais; 2014/2015 mais.

– 2012/2013 grano tenero (o orzo o grano duro, o triticale, ecc.); 2013/2014 grano tenero (o orzo o grano duro, o triticale, ecc.); 2014/2015 grano te-nero (o orzo o grano duro, o triticale, ecc.). Si ricorda che ai fini della rotazione delle colture nel PSR grano tenero, grano duro, orzo, avena, se-gale, triticale e farro sono la stessa coltura.

I nostri tecnici sono a disposizione per qualsiasi chiarimento.

Marco Visca

L’avvicendamento delle colture nel prossimo PSR

La Regione ha deciso la continuità delle regole

Riso: valorizziamo la nostra produzione con politiche efficaci

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