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S

i rende noto che lo scorso 20 febbraio, la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le Regioni ha appro-vato le “Linee Guida per l’ap-prendistato professionalizzante o di mestiere”, allo scopo di uni-formare sull’intero territorio na-zionale l’offerta formativa pub-blica per il contratto di apprendi-stato professionalizzante. Queste infatti regolamentano durata, contenuti e modalità di realizzazione della formazione “pubblica” che le Regioni, nei li-miti delle risorse finanziarie di-sponibili, devono mettere a di-sposizione di aziende e lavora-tori per fornire all’apprendista le c.d. “competenze di base e tra-sversali” (ad integrazione della formazione professionalizzante svolta all’interno delle aziende). Si tratta di un primo ma, a nostro avviso, non ancora sufficiente tentativo, di uniformare sull’in-tero territorio nazionale e di semplificare la disciplina di det-taglio del contratto di apprendi-stato professionalizzante. Si riassumono qui di seguito le previsioni principali:

a. la formazione di base e tra-sversale è da intendersi obbli-gatoria se è così definita dalla normativa regionale o con-trattuale e se è realmente “di-sponibile” (e cioè formal-mente approvata e finanziata dalla regione, che consenta al-l’impresa l’iscrizione dell’ap-prendista al corso e l’avvio dell’attività di formazione entro 6 mesi dall’assunzione); b. la durata dell’offerta formativa pubblica per l’intero periodo di apprendistato è correlata al titolo di studio dell’appren-

dista al momento dell’assun-zione: 120 ore per i giovani privi di titolo; 80 per gli ap-

prendisti in possesso di di-ploma di scuola secondaria o di qualifica o diploma; 40 per i laureati (o titolo equivalente); c. la durata dei moduli può esser ridotta se i giovani hanno già frequentato corsi formativi in precedenti rapporti di appren-distato;

d. la formazione deve avere come contenuti la sicurezza sul lavoro, l’organizzazione aziendale, i diritti ed i doveri, la competenza digitale e gli elementi della professione; e. il momento formativo, di re-gola all’inizio del rapporto, può essere svolto anche “a di-stanza”;

f. in alternativa alla formazione pubblica, l’insegnamento può essere effettuato direttamente

dalle imprese se in possesso di “standard minimi” (locali, ri-sorse umane);

g. il piano formativo indivi-duale viene considerato ob-bligatorio per l’acquisizione delle competenze tecnico-professionali e specialistiche; h. la formazione deve essere re-gistrata dal datore di lavoro sul libretto formativo del cit-tadino (o su documento equivalente o sulla moduli-stica prevista dal contratto collettivo);

i. le imprese con più sedi opera-tive possono adottare la disci-plina sull’offerta formativa di base e trasversale della Re-gione in cui si trova la loro sede legale.

Mario Rendina

aprile 2014

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Approvate le linee guida per l’apprendistato

professionalizzante o di mestiere

I

l D.L. del governo rappresenta un primo impor-tante segnale della volontà di rendere più fluido il mercato del lavoro reduce, dopo la riforma Fornero, da una serie di interventi di particolare ri-gidità che non hanno incentivato la creazione di nuovi posti di lavoro né la stabilizzazione di quelli esistenti, come dimostrano anche i dati sul monito-raggio della legge 92. Lo afferma Agrinsieme, il co-ordinamento tra Cia, Confagricoltura e Alleanza delle cooperative italiane dell’agroalimentare. Significative, soprattutto, le modifiche volte a faci-litare il ricorso all’apprendistato, strumento princi-pale per l’inserimento lavorativo dei giovani, finora frenato, nelle sue potenzialità, da una regolamen-tazione troppo formale e complessa.

Agrinsieme auspica, tuttavia, che vi siano spazi le-gislativi per ulteriori interventi di semplificazione rispetto alla legge 92; ad esempio, si ritiene oppor-tuno apportare delle modifiche sul collocamento obbligatorio che, riducendo da 9 a 6 mesi la durata dei contratti esclusi dal computo, rendono attual-mente molto difficile l’applicazione della norma alle attività svolte nelle aziende agricole.

Agrinsieme ricorda il documento sul lavoro presen-tato al governo, che contiene una serie di proposte per favorire l’occupazione in agricoltura. Il settore, infatti, è strategico per la ripresa e racchiude le po-tenzialità necessarie per creare centomila nuovi posti, specialmente tra i giovani. Servono, però, po-litiche innovative, propulsive e mirate.

Dal governo positivi segnali, ma per l’agricoltura servono politiche e misure efficaci

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