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settembre 2012

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I

l Tar Piemonte, con ordinanza del 7 settembre scorso, ha ac-colto il ricorso presentato da al-cune associazioni ambientaliste contro il calendario venatorio 2012, applicando la sospensiva con effetto immediato, in attesa di pronunciarsi def ini t ivamente nell’ottobre del 2013. Pertanto, la caccia, che doveva iniziare dome-nica 16 settembre, è sospesa con effetto immediato.

La decisione del Tar Piemonte è stata motivata dalla mancanza del Piano faunistico regionale, dall’as-senza del documento di valuta-zione di incidenza della caccia sulle aree della rete europea “Na-tura 2000” e, infine, dal fatto che la Regione Piemonte non avrebbe te-nuto conto dei rilievi dell’Ispra (Istituto superiore per la prote-zione e la ricerca ambientale) sul medesimo calendario.

“Apprendiamo con forte preoccupa-zione la recente decisione del Tar – ha commentato il presidente Gian Paolo Coscia che in tal modo com-

plica ulteriormente la gestione della caccia, che nei mesi scorsi ha già do-vuto affrontare la vicenda relativa al referendum abrogativo, che sarebbe stato deleterio per le casse del Pie-monte e, per l’agricoltura in partico-lare. Infatti, senza la caccia, sarebbe inevitabile la moltiplicazione delle specie faunistiche che, in assenza di un adeguato contenimento, causano numerosi danni alle colture agricole, con forti ripercussioni anche per le fi-nanze regionali chiamate a risarcire i danni”.

Inoltre, tra le serie problematiche ri-conducibili all’incremento di fauna selvatica non si può tralasciare l’in-columità pubblica e i pericoli per la sicurezza delle strade con il rischio continuo di gravi incidenti.

“Ci auguriamo – ha dichiarato il di-rettore dell’Organizzazione Agri-cola Alessandrina Valter Parodi

che l’Assessorato alla Caccia della Re-gione Piemonte provveda urgente-mente a sanare la situazione, consen-tendo l’apertura della caccia nei tempi previsti, pena ulteriori, gravi danni per le aziende agricole, già fortemente penalizzate da una situazione econo-mica generale di grande crisi”.

Rossana Sparacino

Risarcimento per le colture danneggiate dalla fauna selvatica

L’

assessore regionale all’Agricoltura, Claudio Sacchetto , ha scritto agli Ambiti territoriali di caccia e ai Comprensori alpini affinché diano corso al pagamento degli indennizzi a favore degli agri-coltori che hanno subito danni alle colture da fauna selvatica, antici-pando con fondi propri le erogazioni dovute. L’assessore Sacchetto ha anche rassicurato le Organizzazioni professionali agricole sull’im-pegno della Regione a reperire i fondi necessari per far fronte, nel tempo, ai risarcimenti, anche a quelli pregressi. A tal proposito, la re-cente legge regionale n. 5/2012 consente di destinare i fondi derivanti dalle tasse di concessione regionale, introitati sui capitoli di bilancio pertinenti, all’attuazione di una serie di azioni in materia venatoria, tra le quali è previsto proprio il risarcimento dei danni alle produzioni agricole imputabili alla fauna selvatica.

D

opo quella del 2003, l’estate del 2012 sarà ricordata come una delle più calde del secolo.

Le elevate temperature, accompagnate da venti persistenti e da un andamento asciutto hanno fatto parlare la stampa nazionale e lo-cale di vera e propria siccità.

Avremmo voluto accompagnare queste note con dati di fatto rilevati dalla rete agro-meteo-rologica regionale, ma purtroppo dallo scorso mese di giugno la rete di rilevamento meteo è fuori uso.

Nel ricordare molto bene i temporali che con grandine hanno interessato in modo dram-matico il Tortonese, con la Val Grue principal-mente e ancor più il Casalese, possiamo affer-mare che nella nostra provincia questa estate non è praticamente mai piovuto.

Sicuramente la situazione più drammatica è riscontrabile nella pianura. Il danno è dovuto sia alla siccità sia anche al vento che fa au-mentare la traspirazione delle piante e favo-risce l’evaporazione dell’acqua dal terreno. Questo vale in generale per tutte le colture,

specialmente per quelle in asciutta (in primis il mais, ma anche il sorgo). In queste zone, specialmente nella media collina, nei terreni ghiaiosi e terreni limosi il mais potrebbe arri-vare a perdere fino al 100 per cento di produ-zione, non avendo in alcuni casi neppure emesso la spiga; anche i medicai e i prati avvi-cendati hanno mostrato sintomi di soffe-renza.

Anche nelle aree irrigue si sono verificati danni, seppur in misura inferiore rispetto alle zone asciutte, ma pur sempre importanti, le-gati in modo particolare al vento che ha pro-vocato una disformità notevole nella distribu-zione a pioggia dell’acqua irrigua e alle elevate temperature; inoltre occorre registrare l’incre-mento di spesa per le irrigazioni di soccorso che sono state più frequenti del solito. Il comparto frutticolo è stato fortemente col-pito dalle citate grandinate, più che dal caldo del periodo.

Sui vigneti qualche riduzione produttiva ci sarà, la cui entità è da verificarsi a vendemmie terminate anche sotto il profilo qualitativo.

Le piogge sono arrivate soltanto a inizio set-tembre, ma non hanno avuto nessuna in-fluenza positiva su mais (tolte forse alcune se-conde colture), soia, girasole e barbabietole; qualche nota positiva fanno registrare le pro-duzioni di foraggio, con un recupero produt-tivo grazie ai prossimi tagli e le possibilità di semina di colza e di erbai di loiessa che nor-malmente si effettuano nella prima metà di settembre.

Per quanto riguarda le produzioni viticole, l’uva di prossima vendemmia si potrà avvan-taggiare delle piogge di settembre, riducendo parzialmente gli effetti negativi della siccità, specialmente se il prossimo andamento sta-gionale farà registrare un clima sfavorevole allo sviluppo delle malattie fungine, sempre pericolose in fase di raccolta per le riduzioni qualitative che possono provocare. Come detto, però soltanto a vendemmia terminata si potranno trarre le conseguenze dell’anda-mento stagionale dell’estate 2012.

Rossana Sparacino

Marco Visca

Siccità estate 2012: alcune considerazioni

Con la chiusura della caccia ulteriori danni per l’agricoltura

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