Il mercato dei cereali e dei semi oleosi (www.obiettivocereali.com)

31/03/2015

Il mercato nazionale resta stabile, con quotazioni pressoché invariate per il frumento tenero, il frumento duro e l’orzo, mentre per il mais si inizia a intravedere qualche spiraglio di recupero. Sui mercati a termine esteri c’è stata una brusca flessione a metà settimana, parzialmente compensata dalla seduta di venerdì.

Il frumento tenero nazionale panificabile è rimasto invariato sia a Milano (196,50 euro/t) sia a Bologna (194 euro/t). A Milano c’è stato un leggero rialzo per i frumenti biscottieri (+1 euro/t) e ad uso zootecnico (+2 euro/t). Stabili anche le farine, mentre continua l’ascesa delle quotazioni per i sottoprodotti, con aumenti da 4 a 8 euro/t.  Sui mercati derivati internazionali si sono registrati dei cali che hanno di fatto vanificato la ripresa della settimana precedente: a Parigi il future di maggio ha chiuso venerdì a 188,75 euro/t, a Chicago la stessa scadenza vale ora 507,6 cent/bushel (170,31 euro/t). Il miraggio dei 200 euro/t sembra perciò allontanarsi definitivamente, nonostante che le condizioni climatiche negli Usa continuino a destare qualche preoccupazione.  Le quotazioni per pronta consegna in Francia hanno subito un calo di circa 6 euro alla tonnellata; l’ultima quotazione fob Rouen è 181 euro/t.

Dopo mesi di stagnazione arriva finalmente qualche segnale di recupero per le quotazioni del mais nazionale: +2 euro/t a Milano (148 euro/t) e +3 euro/t a Bologna (166 euro/t). Si tratta ora di vedere se si tratta solamente di una situazione contingente, oppure se ci sono margini per ulteriori aumenti.  In effetti, le stime di semina sono un po’ in ribasso ovunque: negli USA le superfici seminate a mais dovrebbero diminuire a favore della soia, mentre in Ucraina la forte inflazione potrebbe causare notevoli difficoltà agli agricoltori per via dell’aumento dei costi di produzione.  I mercati a termine sono rimasti per lo più stabili: il future di giugno del Matif ha chiuso venerdì a 162,50 euro/t, a Chicago la scadenza di maggio quota 391 cent/bushel (141,34 euro/t). Insomma, i mercati attendono ancora dei segnali significativi per capire che direzione prenderanno.  Stabile anche il mercato fisico francese: l’ultima quotazione fob Bordeaux è 154 euro/t.

Tutto invariato per l’orzo nazionale, che quota 186,50 euro/t a Milano e 193 euro/t a Bologna. In Francia l’effetto della svalutazione dell’euro rispetto al dollaro sembra essere svanito. I principali paesi importatori (Asia, Maghreb) sono ben coperti, e di conseguenza i prezzi per pronta consegna sono calati. Venerdì scorso a Rouen il prezzo era di 172 euro/t, con una perdita di 6 euro alla tonnellata rispetto a lunedì.

Il probabile incremento delle superfici da seminare spinge al ribasso le quotazioni dei semi di soia nazionali, che perdono 8 euro alla tonnellata sia a Milano (389,50 euro/t) sia a Bologna (380 euro/t). In calo anche le quotazioni della soia a Chicago: il future di maggio ha chiuso venerdì a 967,2 cent/bushel (326,34 euro/t). Stessa cosa anche per i semi di colza, che a Parigi si allontanano sempre di più dai 370 euro/t, chiudendo venerdì (future di maggio) a 363,75 euro/t.

Sulla base delle rilevazioni dell’Ente Risi le vendite totali di risone sono in aumento del 10,3% rispetto all’annata precedente, con un collocamento del 71,5% della disponibilità vendibile. Alla Borsa Merci di Vercelli è in aumento il Selenio (+ 26 euro/t) che ora quota 420-.430 euro/t e il Balilla, in aumento di 16 euro/t, che è passato da 374-384 euro a 390-400 euro/t.  Tra il 18 e il 20 marzo scorsi i servizi della Commissione europea DG-Trade e DG-Agri sono stati in Cambogia per discutere con le autorità locali della questione delle importazioni comunitarie di riso cambogiano lavorato in esenzione dai dazi.  Secondo quanto hanno riferito gli operatori cambogiani l’export di riso verso l’Unione europea è calato del 30% nei primi due mesi del 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014, ma l’informazione è parzialmente smentita dai dati forniti dalla Commissione europea che evidenziano un calo dell’export verso l’Ue non così significativo (-10%).  Le importazioni di riso dai PMA (Paesi meno avanzati) in esenzione dai dazi risultano in crescita rispetto alla scorsa campagna per effetto del rilevante aumento (+188%) del riso importato dal Myanmar che – sottolinea l’Ente Risi - costituisce un’emergente e ulteriore grave minaccia per la risicoltura italiana ed europea.