Legge di stabilità: nuove tasse per gli agricoltori?

01/11/2013

Alcuni mesi fa abbiamo salutato con soddisfazione la cancellazione, da parte del governo Letta, della prima rata dell’IMU per il 2013. Questo provvedimento premiava i giusti sforzi fatti dalla nostra organizzazione, che aveva dimostrato con i numeri quanto questa tassa fosse ingiusta e insostenibile per il settore agricolo. Ora, analizzando la nuova legge di stabilità proposta dal governo per il 2014, rimaniamo perplessi di fronte al riproporsi di tasse e balzelli che, ove non opportunamente modificati, potrebbero arrecare danni anche peggiori della tanto vituperata IMU. Cerchiamo (pur consci che la situazione politica Italiana si evolve con una tale rapidità che ciò che commentiamo al momento di andare in stampa, può essere smentito nel gito di poche ore…) di analizzare la situazione, e soprattutto quanto la nostra confederazione stia facendo per tutelare il reddito dei propri associati.
Come evidenziato nell’audizione avuta da Agrinsieme presso la commissione Bilancio di Camera e Senato, è assolutamente impensabile che i terreni agricoli e i fabbricati rurali dal 1° gennaio 2014 siano soggetti alla stessa disciplina IMU del 2012. Il Coordinamento di Cia, Confagricoltura e Alleanza Cooperative ha ricordato che il settore agricolo, con l’introduzione dell’Imu, ha sostenuto un aggravio superiore di oltre 166 milioni di euro a quello previsto dal governo e che, di conseguenza, per il 2014 deve essere liberato di una parte della pressione fiscale di almeno uguale importo.
Per quanto riguarda il tributo sui servizi comunali (TRISE) introdotto dal disegno di legge stabilità, Agrinsieme ha evidenziato che la TASI (una delle due componenti del nuovo tributo), nella sua attuale formulazione verrebbe a colpire le aree edificabili, anche se oggetto di esercizio di attività agricola da parte di soggetti qualificati, quali i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali, che invece dovrebbero essere escluse. E per quanto concerne la parte di questa tassa relativa alla raccolta rifiuti, occorre distinguere fra i rifiuti domestici e quelli prodotti dall’attività agricola, già oggetto di apposita convenzione (a pagamento…), evitando di assoggettare a tassazione superfici dell’azienda agricola, spesso di vaste dimensioni, che non producono alcun rifiuto.
All’attenzione delle Commissioni Agrinsieme ha portato anche la questione del cuneo fiscale e la conseguente necessità che la sua riduzione per quanto riguarda gli oneri a carico delle imprese, così come eventuali ulteriori deduzioni sulla base imponibile Irap di altri elementi che compongono il costo del lavoro, siano applicate anche ai rapporti di lavoro a tempo determinato stabili, ossia reiterati per più anni con lo stesso lavoratore, per almeno 101 giornate l’anno, come richiesto congiuntamente con i sindacati dei lavoratori negli avvisi comuni del 2009 e del 2012.
Il Coordinamento di Cia, Confagricoltura e Alleanza Cooperative ha infine sollevato la questione della tassazione delle società agricole, chiedendo che venga ripristinato il diritto di opzione per la determinazione del reddito su base catastale, abrogato dalla legge di stabilità 2013. Una disposizione introdotta dalla legge finanziaria 2007 con la finalità di dotare il settore agricolo di strutture di tipo societario per affrontare le sfide dello sviluppo e dell’internazionalizzazione, la cui abrogazione è in palese controtendenza con le attuali necessità della nostra agricoltura.
Tutto questo per far capire come, nell’attuale situazione politica italiana, la nostra confederazione deve continuamente vigilare per tutelare gli interessi dei propri soci, anche quando si pensava che certi risultati fossero ormai acquisiti. Spiace inoltre sottolineare che anche questo governo, invece di attuare finalmente politiche di riduzione della spesa pubblica e dei costi della politica, annaspa alla ricerca di nuove entrate, alzando ancora la pressione fiscale arrivata, da tempo, ad un livello insostenibile.

Luca Brondelli