In breve del 27 Gennaio 2015

27/01/2015

Revisione dei criteri di esenzione dall’IMU dei terreni agricoli in zone montane e collinari
Con il decreto legge Decreto Legge 24.01.2015 n. 4 (pubblicato sulla G.U. n. 19 del 24.01.2015) è stata disposta, a decorrere dall’anno 2015,  la revisione dei criteri per l’individuazione dei terreni agricoli ricadenti in aree montane e collinari esenti dall’IMU, a norma dell’art. 7, c. 1, lett. h), del D.Lgs. n. 504/92. La revisione si applica anche per l’anno 2014, superando la classificazione su base altimetrica prevista dal D.M. del 28.11.2014 ( v. circolari confederali di pari oggetto). In base all’art. 1 del decreto legge l’esenzione dall’IMU si applica:
ai terreni agricoli, anche se non coltivati, ubicati nei comuni classificati totalmente montani, di cui all’elenco dei comuni italiani predisposto dall’ISTAT http://www.istat.it/it/archivio/6789  “Elenco comuni italiani”, Colonna “Comune montano”, contrassegnati con la lettera T (totalmente montani);
ai terreni agricoli, anche se non coltivati, posseduti e condotti da IAP e CD, di cui all’art. 1 del D. Lgs. n. 99/2004, iscritti alla previdenza agricola, ubicati nei comuni classificati come parzialmente montani, di cui al predetto elenco ISTAT, contrassegnati dalla lettera “P”.
Con una terminologia non proprio felice, sul piano della tecnica legislativa, l’art. 1, c. 2, del D.L. estende l’esenzione  anche ai terreni, di cui alla predetta lettera b), concessi in affitto o comodato a IAP e CD, di cui al predetto art. 1 del D Lgs. n. 99/2004, iscritti alla previdenza agricola.  Il dato letterale della disposizione induce a ritenere che l’esenzione è limitata ai casi dei terreni dati in affitto o in comodato da IAP e CD ad altrettanti IAP e CD sempre iscritti alla previdenza agricola. Relativamente all’anno 2014, il termine per il pagamento dell’IMU dovuta complessivamente per i terreni che non rientrano nei nuovi parametri dell’esenzione è fissato al 10 febbraio p.v. L’aliquota applicabile è quella base del 7,6 per mille, salvo che i comuni abbiano deliberato una diversa aliquota. Tuttavia, in base ad una disposizione transitoria del  decreto legge, per lo stesso anno 2014, non è dovuta l’IMU per quei terreni che erano esenti in virtù del  decreto ministeriale del 28.11.2014, e  che, invece,  risulterebbero imponibili per effetto dell’applicazione dei nuovi criteri.  E’ il caso, ad esempio, dei terreni appartenenti  agli IAP e CD, ubicati in comuni situati ad un’altimetria superiore ai 280 metri, che in base al predetto decreto ministeriale non risultavano soggetti all’imposta, mentre  secondo i nuovi criteri sconterebbero il tributo perché gli stessi comuni non rientrano tra quelli montani o parzialmente montani dell’elenco  ISTAT.

Il conto delle “agevolazioni” Imu lo pagano gli agricoltori. Abrogazione delle deduzioni del costo del lavoro per lavoratori a tempo determinato dalla base imponibile  IRAP (D.L. n.4/2015)
Il decreto legge n. 4 del 24/01/2015 (G.U. n.19 del 24/01/2015), recante norme in materia di "Revisione dei criteri di esenzione  dall’IMU dei terreni agricoli in  zone montane e collinari"   elimina alcune importanti misure di riduzione del costo del lavoro introdotte nei mesi scorsi dal cosiddetto decreto #campolibero e dalla Legge di stabilità per il 2015 per agevolare l'assunzione di lavoratori a tempo determinato stabilmente inseriti nella compagine aziendale. Infatti l'art. 2 (Disposizioni finanziarie) del decreto legge in commento, al fine di reperire le risorse finanziarie per l'esenzione dell'IMU nei comuni montani, dispone l'abrogazione:

•          della deduzione dalla base imponibile IRAP introdotta dall'art. 5, c. 13 e 14 del decreto legge n.91/2014, convertito dalla legge n.116/2014 (meglio noto come decreto #campolibero) . Si tratta della deduzione riconosciuta ai datori di lavoro agricolo per ogni lavoratore agricolo a tempo determinato assunto con contratto di durata triennale per almeno 150 giornate in ciascun periodo di imposta; la deduzione era pari al 50 per cento di quella ordinariamente prevista dall'art. 11, c. 1, lettera a), numeri 2), 3), e 4) del d.lgs. n. 446/97 per ciascun lavoratore assunto a tempo indeterminato;

•          della deduzione dalla base imponibile IRAP appena introdotta dall’art. 1, c. 20, legge 190/2014 (legge di stabilità per l'anno 2015). Si tratta della deduzione integrale del costo del lavoro in favore dei datori di lavoro agricolo che occupano lavoratori agricoli a tempo determinato con contratto di durata triennale per almeno 150 giornate in ciascun periodo di imposta.  Entrambe le misure abrogate non avevano ancora avuto effetti operativi per i datori di lavoro agricolo, dato che la loro entrata in vigore era subordinata ad apposita autorizzazione da parte della Commissione europea, non ancora intervenuta.

Il mercato dei cereali e dei semi oleosi
Il mercato nazionale ha iniziato a reagire alle tendenze ribassiste internazionali e di conseguenza le borse merci hanno registrato un lieve calo di prezzo per frumento tenero, mais e orzo. Invariate le quotazioni dei semi di soia. L’annuncio della Bce (Banca centrale europea) di voler intervenire sul mercato dei titoli di stato europei (“quantitative easing”) ha fatto crollare il cambio euro/dollaro, che venerdì ha chiuso a 1,12 dollaro/euro. Dopo un lungo periodo di rialzi il frumento tenero nazionale ha iniziato a mostrare segni di debolezza con un lieve calo delle quotazioni a Milano (-1 euro/t, panificabile 207,50 euro/t) e a Bologna (-2 euro/t, fino 202 euro/t). In lieve calo anche i sottoprodotti mentre resistono per il momento le farine.  La svalutazione dell’euro nei confronti del dollaro Usa fa sì che i mercati nordamericani ed europei stiano mostrando un andamento differenziato. A Parigi (future di marzo) il frumento tenero ha vissuto una settimana di lieve incremento, chiudendo venerdì a 198,50 euro/t.  A Chicago, nonostante le buone performance delle esportazioni Usa, il future di marzo è rimasto pressoché invariato, chiudendo venerdì a 532,4 cent/bushel (173,1 euro/t). Il timore di ulteriori ribassi sta spingendo gli operatori a vendere titoli prima della loro scadenza. La Russia sta diminuendo la propria presenza sui mercati internazionali e ciò, insieme all’euro “leggero”, sta aiutando le quotazioni sul mercato fisico. Il frumento tenero francese si attesta attorno ai 199 euro/t fob Rouen. Chi sperava in un recupero dei prezzi del mais nazionale è rimasto deluso. I prezzi sono nuovamente in calo, seppur lieve: -1 euro/t a Milano (150 euro/t) e -3 euro/t a Bologna (160 euro/t). Soprattutto al Nord-Ovest ci sono notevoli ostacoli a collocare il prodotto per via noti problemi sanitari.  All’estero, dopo il crollo della settimana precedente le quotazioni sono in lieve recupero. A Chicago il future di marzo ha chiuso a 386,2 cent/bushel (135,83 euro/t). Come nel caso del frumento, le esportazioni USA vanno a gonfie vele (+91% rispetto alla seconda settimana di gennaio). Sul Matif la chiusura (marzo 2015) ha sfiorato i 160 euro/t, chiudendo venerdì a 159,25 euro/t. In recupero anche il mercato fisico francese, grazie all’euro debole, anche se i prezzi sono più bassi rispetto ai mercati a termine: l’ultima quotazione fob Bordeaux è di 155 euro/t. Dopo l’exploit delle settimane precedenti è tornata la calma per l’orzo nazionale. A Milano la quotazione è rimasta invariata (196,50 euro/t), a Bologna c’è stato un calo di 2 euro/t (200 euro/t). Anche in Francia i prezzi sono per lo più stabili. Il prezzo per merce resa a Rouen è ora 177 euro/t. L’onda lunga dei rialzi internazionali ha fatto segnare a Milano +3 euro/t per i semi di soia nazionali (364,50 euro/t), mentre a Bologna il prezzo è rimasto invariato (362 euro/t). A Chicago i semi di soia sono in netto calo. Il future di marzo ha chiuso venerdì a 972,6 cent/bushel (318,87 euro/t) per via della riduzione delle esportazioni Usa. Resistono i semi di colza, che a Parigi (future di febbraio) hanno chiuso a 356,50 euro/t, senza variazioni degne di nota rispetto alla settimana precedente.