Primi orientamenti sul futuro della PAC dopo il 2013

03/11/2010

Necessità di una riforma
Gli obiettivi della politica agricola comune, fissati oltre 50 anni fa con la Conferenza diStresa, sono stati recentemente confermati dal Trattato di Lisbona e prevedono: l’incremento della produttività, il miglioramento
del reddito degli agricoltori, la sicurezza degli approvvigionamenti, la stabilizzazione
dei mercati e prezzi ragionevoli per i consumatori.
Purtroppo la recente evoluzione della politica agricola comune non ha consentito di cogliere tutti questi obiettivi.
Il reddito degli agricoltori infatti rimane ben al di sotto di quello medio complessivo; la bilancia commerciale dell’Ue è andata peggiorando accumulando un pesante deficit
commerciale; infine i mercati sono tutt’altro che stabili ed espongono i redditi degli agricoltori
a continue penalizzazioni. Tra l’altro, se effettivamente i consumatori hanno potuto
godere di prezzi ragionevoli, ciò è accaduto a scapito della redditività dei produttori agricoli che hanno avuto un ruolo sempre più subordinato nella filiera.
Cia, Confagricoltura e Copagri ritengono che per cogliere gli obiettivi della Conferenza di Stresa, tuttora attuali, sia necessaria una nuova riforma della PAC.
Linee di riforma
Si propone di attuare una riforma della politica agricola comune che faccia perno sugli attuali strumenti (pagamenti diretti, misure di mercato e assi dello sviluppo rurale) secondo una nuova articolazione che abbia per
obiettivo:
1. la semplificazione degli strumenti e delle procedure;
2. la finalizzazione degli interventi a favore degli agricoltori professionali;
3. la valorizzazione del ruolo del settore agricolo per la crescita economica e l’occupazione;
4. la qualificazione dell’attività agricola per fronteggiare adeguatamente le sfide globali.
Il tutto operando “gradatamente gli opportuni adattamenti” come previsto dal Trattato.
In ogni caso, prima della fissazione delle prospettive finanziarie per il 2014-2020, andrebbero opportunamente definiti i principi, i criteri direttivi ed i fabbisogni della riforma della politica agricola per i prossimi anni.
Ipotesi di intervento
Pagamenti diretti Sinora i pagamenti disaccoppiati sono stati erogati ai beneficiari storici perché“compensativi” di una situazione pregressa, poi venuta meno, che concedeva agli agricoltori determinate
garanzie di prezzo e di mercato.
Oggi, questa voce di spesa rimane comunque determinante per il reddito degli agricoltori e, conseguentemente, per i beni pubblici che il settore agricolo garantisce alla collettività.
Ciononostante, il criterio di assegnazione su base storica dei pagamenti diretti disaccoppiati non risulta del tutto giustificabile dopo diversi anni di applicazione.
Esso, inoltre, sta rischiando di generare disparità di trattamento tra soggetti beneficiari e comparti produttivi.
Si ritiene pertanto possibile avviare la discussione sul superamento del criterio della storicità,riformando, ad esempio, l’attuale sistema come segue:
- un “pagamento di base ad ettaro” destinato a compensare il carattere particolare dell’attività agricola (art. 39.2.a del TFUE), calcolato utilizzando come riferimento l’attuale massimale finanziario dei pagamenti diretti di ciascun Paese.
Tale pagamento rimarrebbe assoggettato alla condizionalità ma esclusivamente alle misure “obbligatorie” oggi già previste dalla normativa ed eliminando invece tutti i requisiti stabiliti oltre le prescrizioni obbligatorie di legge;
- un “pagamento aggiuntivo ad ettaro”, commisurato in base a parametri oggettivi fissati forfettariamente a livello di Stato membro e correlati a due categorie di fattori:
1. la situazione strutturale oggettiva in cui opera l’azienda agricola ed i comportamenti tesi alla salvaguardia ambientale.
In particolare, utilizzando l’ammontare finanziario attualmente destinato a tale scopo nell’ambito dello sviluppo rurale, si potrebbe assegnare un importo di riferimento aziendale addizionale commisurato:
• agli svantaggi naturali;
• al rispetto di determinati requisiti/impegni ambientali o forestali;
2. gli elementi che influenzano la competitività e l’evoluzione sostenibile dell’agricoltura europea. In questo caso, l’im-porto aggiuntivo potrebbe essere concesso in base:
• alla necessità di rispettare la normativa comunitaria che va al di là degli standard internazionali (ad es. le norme sul benessere degli animali);
• all’adozione di comportamenti in linea con l’esigenza di fronteggiare le “sfide globali”;
• all’intensità dell’occupazione ed all’importanza di determinate produzioni agricole nell’economia di alcune
regioni.
Si potrà infine intervenire semplificando l’attuale criterio di erogazione dei pagamenti, rendendolo più selettivo in maniera da concentrarlo sugli agricoltori professionali.
Il tutto non consentendo comunque criteri di selettività arbitrari che determinerebbero una discriminazione tra produttori contraria alle norme del Trattato (art. 40, c. 2 secondo par. del TFUE).
Interventi di mercato Si tratta di interventi essenziali che devono continuare ad essereprevisti, rafforzandoli notevolmente rispetto alla situazione attuale, al fine di garantire minor volatilità di prezzi e
maggior equilibrio domanda/offerta.
Ciò potrebbe essere possibile attraverso l’introduzione nella PAC “post 2013” di una effettiva “rete di sicurezza”, che permetta di affrontare in maniera tempestiva ed efficace le crisi di mercato. Tale esigenza potrebbe essere raggiunta attraverso nuove e più efficaci misure di regolazione del mercato, che passino
attraverso una revisione della normativa europea sulla concorrenza e che prevedano
ad esempio il finanziamento:
- di attività di stoccaggio privato;
- delle destinazioni alternative a quelle tradizionali;
- della incentivazione al consumo di prodotti momentaneamente eccedentari;
- della distribuzione gratuita di alimenti agli indigenti;
- di misure di assicurazione agevolata a favore dei produttori (sia assicurazione contro le calamità
naturali che assicurazione al reddito).
Al fine di conseguire tutti gli obiettivi citati, andrebbe istituito un “fondo anti-crisi”, per
tutti i settori, basato su parametri e metodi di rilevazione comuni a livello europeo, che preveda strumenti di gestione dell’offerta e che sia adeguatamente finanziato.
Nell’attuazione degli interventi di mercato dovranno avere inoltre un ruolo privilegiato i soggetti dell’organizzazione economica dei prodotti agricoli. Una idea potrebbe essere quella di mutuare gli strumenti già adottati nell’ambito dell’Organizzazione Comune di
Mercato per l’ortofrutta, che puntano sulle OP e sullo strumento dei Programmi Operativi
cofinanziati dai beneficiari.
Tuttavia, le organizzazioni vanno articolate in maniera innovativa rispetto al passato:
- puntando maggiormente sull’aggregazione come fattore di competitività per le imprese agricole;
- valutando anche la possibilità di coinvolgere tutti gli operatori delle filiere interessate, sino alla distribuzione moderna per farne delle vere e proprie “organizzazioni di prodotto” anziché “organizzazioni di produttori”;
- concentrando le risorse a disposizione su misure che favoriscano, direttamente o indirettamente gli agricoltori.
Sviluppo rurale
La spesa dovrà essere indirizzata ad alcuni obiettivi prioritari dell’attuale politica di sviluppo rurale che dovrà mantenere:
- la sua caratterizzazione basata sulla programmazione territoriale;
- il principio del cofinanziamento delle risorse da parte degli Stati membri e dei beneficiari.
Essenzialmente la politica di sviluppo rurale dovrebbe concentrarsi su misure a vantaggio delle imprese puntando principalmente sull’aumento della competitività.
Essa dovrebbe essere finalizzata, in particolare, a sostenere:
- gli investimenti aziendali con particolare priorità a quelli indirizzati alla introduzione di innovazione tecnologica ed organizzativa nelle imprese;
- il ricambio generazionale, focalizzando e rivedendo le due misure del primo insediamento e del prepensionamento;
- il recupero di competitività sui mercati con iniziative di integrazione di filiera e di promozione
all’export.
In via generale, infine, Confagricoltura e le altre due associazioni:
- ritengono essenziale confermare l’attuale stanziamento in bilancio per la spesa agricola previsto al 2013 in termini reali, prevedendo comunque un aumento nel tempo che consenta il recupero dell’inflazione;
- non giudicano in maniera pregiudizialmente negativa il possibile ricorso al cofinanziamento della spesa agricola dell’Ue, a patto però che il cofinanziamento sia obbligatorio e che non pregiudichi in alcun modo il fatto che la politica agricola resti “comune” e senza alcuna concessione a ipotesi di rinazionalizzazione
della PAC.